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Roma, 14 giugno 2002
MARCO BOATO SU PARDI
di Marco Boato

1. Trovo singolare che Francesco Pardi finga di criticare le divisioni all’interno dell’Ulivo e poi giri l’Italia come una trottola ad aizzare polemiche e a cercare di infangare quegli esponenti del centrosinistra che non condividono le sue idee. Non è la prima volta che lo fa, anche nei miei confronti come nei confronti di D’Alema e di altri, e non sarà l’ultima tappa, quella di Trento. Ormai è diventato un professionista di questo metodo diffamatorio, anche se le repliche sono sempre più stanche, ripetitive e scontate.

2. Con una buona dose di spudoratezza e di ignoranza giuridica, Pardi afferma che i temi della giustizia non avrebbero dovuto rientrare nelle competenze della Bicamerale della scorsa legislatura. E’ un falso, più volte ripetuto anche da altri, ma non meno clamoroso. Sia nella XI che nella XIII legislatura, la Commissione bicamerale per le riforme costituzionali fu istituita con una legge costituzionale, che le demandava il compito di riformare l’intera seconda parte della Costituzione, di cui fa parte sia il Titolo IV, “La Magistratura”, sia il Titolo VI, “Garanzie costituzionali”. Per questo, nella Bicamerale D’Alema, fui nominato relatore sul “sistema delle garanzie”, ambito che riguardava la magistratura, la Corte costituzionale, gli organi consiliari (Consiglio di Stato e Corte dei Conti), con il compito di affrontare anche i temi delle Autorità indipendenti e della Banca d’Italia (da inserire in Costituzione). Dopo che, il 2 giugno 1998, Berlusconi impose di bloccare la Bicamerale, il Parlamento decise comunque di inserire in Costituzione le norme sul “giusto processo” da me proposte (all’art. 111) e di riformare l’intero Titolo V sulle Regioni e il sistema delle autonomie. Un risultato comunque straordinario, che solo la cecità settaria di qualcuno non riesce a vedere e di cui non riesce a capire la portata storica.

3. L’iniziativa del sen. Marcello Pera (oggi presidente del Senato) e mia a sostegno de “Il Foglio” fu realizzata nel 1997 in una logica “bipartisan”. Dopo la rottura del 1998, quindi ben quattro anni fa, io rinunciai a questo ruolo di garante, che venne allora assunto dall’on. Fumagalli dello SDI. La polemica di Pardi è in ritardo di quattro anni. Resta il fatto che, pur non condividendone spesso le posizioni, considero “Il Foglio” un buon giornale, che ha acquisito un ruolo importante nell’opinione pubblica, a differenza di molti giornali di partito, che si avvalgono delle stesse sovvenzioni previste dalla legge, ma sono (esclusa “l’Unità”) poco più che “stampa clandestina”, letti e conosciuti solo dagli addetti ai lavori. Capisco che per gente come Pardi chi non ha le sue stesse idee debba scomparire, ma io la penso in modo opposto.

4. Sulla base di una concezione unitaria e pluralista, aperta e tollerante, dell’Ulivo nel 1996 ho conquistato col centrosinistra il collegio di Rovereto, che nel 1994 era stato vinto dal Polo. Nel 1996 ottenni oltre il 38% dei voti. Dopo la Bicamerale e un impegno quinquennale alla Camera, ho riconquistato col centrosinistra lo stesso collegio di Rovereto con oltre il 50% dei voti, con una vittoria straordinaria per me e per tutte le forze politiche dell’Ulivo. Evidentemente la grande maggioranza degli elettori non la pensa come Pardi, e altri come lui. Rispetto le loro idee giustizialiste, che non condivido, ma io preferisco essere sempre fedele alla cultura delle garanzie e della legalità e ad una concezione della politica riformatrice e non massimalista, democratica e laica, tollerante e non integralista. Secondo Pardi, io “faccio nefandezze”. Farò lo sforzo, che non mi costa molta fatica, di essere tollerante anche con gli intolleranti.

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